Storia della sezione di Bardonecchia

Intervento del presidente in occasione del 40° anniversario

15 settembre 2012

È con molto piacere che oggi viene festeggiato il 40° di vita della sezione.

Si tratta di un traguardo importante; ad esso si è arrivati attraverso un percorso che ha ovviamente avuto alti e bassi, come in tutte le attività umane. La ricostruzione della storia di questi 40 anni ha comportato parecchio lavoro in quanto si sono dovute leggere le carte trovate nell’archivio conservato dal precedente presidente Ezio Boschiazzo, estrarre le informazioni utili e ricorrere infine all’aiuto di chi ha contribuito alle attività della sezione. Con tutto ciò alcuni periodi sono rimasti oscuri per mancanza di documentazione. Tutto ciò deriva dal fatto che la sezione non ha mai avuto una sede fissa, salvo brevi periodi.

Ciò che si evince è comunque un grande attivismo soprattutto nel periodo dal 1972 al 1990. Nel 1972 si iscrissero al CAI la bellezza di 100 persone: ciò è documentato dai fogli trovati in archivio. Molti dei soci erano residenti fuori Bardonecchia ed ecco alcuni nomi (li cito perché alcuni hanno rilevanza nel prosieguo): Clerico Giuseppe, Toffanin Roberto, Biondi Gloriano, Bompard Sergio, Bonnet Angelo, Bompard Renato, Durante Silvio, Bompard Emilio. Non si è trovato il verbale di nomina del direttivo ma da un verbale del 1973 risulta che è costituito da Arlaud Marcello, Bonnet Angelo, Re Alberto, Biondi Gloriano, Pettigiani Aldo, Durando Francesco, Rossetti Mario; il presidente era Clerico Giuseppe e segretario Toffanin Roberto.

La costituzione della sezione CAI fu un passo importante per la cultura turistica locale: fino ad allora la popolazione locale non aveva mai considerato l’attività sportiva e/o di semplice escursionismo come interessante e produttiva. In effetti va ricordato che ci troviamo in un’area di montagna dove la semplice sopravvivenza comportava non poco sforzo: Bardonecchia non era certo una zona dove il turismo poteva dare di che vivere alla popolazione, salvo una piccola parte di essa. La maggior parte dei residenti praticava l’agricoltura, molti erano sicuramente emigrati e molti altri lavoravano per le Ferrovie e l’Enel.

Quindi succedeva che qualche famiglia osteggiasse i propri figli che si arrampicavano dovunque curiosi di conoscere il territorio. Si trattava forse di emulazione in quanto va ricordato che dagli anni 1950 le valli di Bardonecchia (in particolare Valle Stretta e valle di Rochemolles) erano frequentate da alpinisti di vaglia; qui va ricordato Guido Rossa che non era l’unico ma che venne ucciso, come ben noto; altra persona notissima fu Walter Bonatti che qui dimorò anche per un certo periodo. Già dalla fine del 1800 comunque, complice il fatto che Bardonecchia era raggiungibile velocemente in treno, c’era una certa frequentazione delle valli laterali (Stretta, Rochemolles) dove sono presenti belle cime su cui si poteva praticare l’alpinismo. Si trattava di un alpinismo di elite dove era sempre presente una guida, che però non era locale perché a Bardonecchia non c’erano guide. Adesso senza ricordare altri nomi, perché l’elenco sarebbe lungo, riprendo l’illustrazione della storia sezionale. Tra i nomi succitati ci sono Bompard Sergio e Alberto Re: questi due nomi sono la dimostrazione del cambio di mentalità che si compì allora in quanto iniziò con loro la serie di guide alpine: persone quindi che hanno vissuto di montagna e Alberto continua anche ora.

Ovviamente la sezione CAI non nacque a fini economici ma all’interno di essa crebbero quelli che allora erano giovani e che amavano la montagna per se stessa. E questa è stata la molla che ha fatto sì che nella sezione nascesse un corso di alpinismo sotto la direzione di Alberto RE: ciò iniziò nel 1974. Tornando al 1973 risulta che il 10/5/1973 si svolge il Consiglio Direttivo costituito dai signori: Arlaud Marcello, Bonnet Angelo, Re Alberto, Biondi Gloriano, Pettigiani ldo, Durando Francesco, Rossetti Mario presieduta da Angelo Bonnet. Risulta dal verbale che in data 08/4/1973 la Sezione è stata abbandonata da Clerico Giuseppe e Toffanin Roberto e, pertanto, descritta la situazione, viene eletto il nuovo Direttivo che risulta presieduto da Bonnet Angelo con segretario Biondi Gloriano. Successivamente il 27/9/1973 si svolge l’assemblea (straordinaria) al Palazzo delle Feste presieduta dal Consigliere Centrale Bruno Toniolo e dalla votazione risultano eletti i seguenti soci: Pettigiani Aldo, Massara Paolo, Bompard Sergio, Re Alberto, Clerico Giuseppe, Durando Francesco, Bonnet Angelo, Biondi Gloriano, Arlaud Marcello. Gli eletti votano poi le cariche che risultano così distribuite: Massara Paolo presidente, Bonnet Angelo e Clerico Giuseppe vicepresidenti, Durando Francesco segretario.

L’8/5/74 viene richiesta l’autorizzazione all’istituzione di corso di alpinismo con direttore tecnico Alberto Re ed istruttori Agnolotti, Bompard, Bonnet, Arlaud. Viene proposto un nutrito programma di uscite che prevedono Pierre Menue, Sommeiller, Rognosa d’Etiache, Gran Cordonnier, Rocher Cornus. Partecipano al corso 7 allievi e di questi 5 lo finiscono.

Il 23/8/74 viene proposto al Comando Regione Militare Nord-Ovest ed al Comandante Brigata Alpina Taurinense di ripristinare la via ferrata della Cima Charrà.

Il 1975 vede la continuazione del corso di alpinismo ma nasce anche il 1° corso di sci-alpinismo. Quest’ultimo in quanto Ezio La Boria conseguì la nomina ad INSA e si propose quale Direttore della Scuola. Gli istruttori erano Ezio La Boria, Momo Renato, Laura Bizzarri, Sandro Ferraro, Paolo Maggi. Sempre nel 1975 si svolse il 1° trofeo PENNE MOZZE che fu una delle più autorevoli ed imponenti gare sci-alpinistiche delle Alpi.

Nel 1976 inizia il 1° corso di sci-alpinismo e viene disputato il 2° trofeo PENNE MOZZE. Direttore del corso Ezio La Boria Istruttore Nazionale di Sci-Alpinismo. Per questi anni non ci sono dati per quanto riguarda il numero dei soci. Però dai documenti relativi alle gite di sci-alpinismo risulta che gli allievi erano molti e il numero variava da 30 a 40.

Nel 1977 si svolgono le elezioni del nuovo direttivo che risulta così composto: Massara Paolo presidente, Ferraro Sandro segretario, La Boria Ezio, Ferraris Luciano, Bompard Sergio, Re Alberto, Agnolotti Giuseppe, Colonnello Ferraioni, Borello Alberto, Maggi Paolo consiglieri. Come per l’anno precedente prosegue il corso di sci-alpinismo e viene disputato il 3° trofeo PENNE MOZZE. In data 17 agosto 1978 viene convocata l’Assemblea Ordinaria con all’ODG, tra l’altro, le elezioni del nuovo Consiglio Direttivo a seguito delle dimissioni del precedente Direttivo. Non è stato reperito però il verbale della seduta. Come per l’anno precedente prosegue il corso di sci-alpinismo e la documentazione viene sottoscritta da Ezio La Boria. Inoltre viene disputato il 4° trofeo PENNE MOZZE, che però venne interrotto dopo la tragica morte di Walter Blais lungo la cresta Ovest del Monte Niblè. Nell’anno 1979 si svolge il 4° corso di sci-alpinismo. Direttore del corso Ezio La Boria. Kurschinski Federico viene inviato dalla sezione al 2° Corso Regionale per Istruttore Regionale di Sci-Alpinismo e consegue la nomina.

Nell’anno 1980 risulta che il Presidente sezionale sia Ezio La Boria: non ci sono però documenti o verbali. Dal 1980 al 1990 la sezione, avvalendosi delle conoscenze in materia e dell’opera volontaria di Ezio La Boria, diffonde durante tutte le stagioni, con cadenza trisettimanale un Bollettino Meteorologico che in periodo invernale viene affiancato dal Bollettino Nivologico. Tale servizio viene realizzato grazie alla collaborazione tra C.A.I., Comune di Bardonecchia e Consorzio Forestale Alta Valle Susa. Sempre nel 1980 continua il 5° corso di sci-alpinismo e, però, si realizza anche un programma di gite sci alpinistiche sociali a cura di Ezio La Boria.

Dall’anno 1981 al 1985 continua il corso di sci-alpinismo con direttore Ezio La Boria: gli allievi sono sempre numerosi e si aggirano attorno ai 30. Inoltre si svolge ogni anno un programma di gite sociali scialpinistiche.

Nel 1985 si svolge la prima edizione di Sportroccia organizzata per iniziativa di Andrea Mellano, forte alpinista degli anni ’60 e membro del Club Alpino Accademico Italiano, e del giornalista e scrittore Emanuele Cassarà. La giuria era composta da Riccardo Cassin, Oscar Soravito, Maurizio Zanolla e Heinz Mariacher. La gara si disputava sulla Parete dei Militi in Valle Stretta vicino a Bardonecchia. Tale manifestazione non coinvolse la sezione CAI di Bardonecchia ma fu la prima competizione internazionale di arrampicata sportiva. Nel 1986 la competizione si svolse in due tappe: la prima ad Arco di Trento e la seconda a Bardonecchia. Nel 1987 non si svolse la competizione che fu però ripetuta nel 1988. Nel 1989 la competizione diviene una tappa (la terza) della neo-nata Coppa del mondo lead di arrampicata 1989. Dopo tale manifestazione non si svolse più a Bardonecchia.

Nell’anno 1986 si svolge l’11° corso di sci-alpinismo con 7 uscite. Direttore del corso ora è Federico Kurschinki, istruttore ISA. 44 allievi.

Istruttori: La Boria Ezio, Kurschinski Federico, Bompard Sergio Guida Alpina, Aiuto Istruttori: Bernard Guido, Bompard Diego, Capellino Alberto, Terzolo Paolo, Ceresa Alberto, Jannon Dario, Durante Silvio.

Si svolge un Programma di Gite Sociali sci-alpinistiche diretto da Ezio La Boria. I nomi sono stati riportati tutti perché sono significativi in quanto si tratta di persone residenti anche nei paesi vicini ciò che dimostra che l’attività della sezione era ben sentita. Fino al 1989 continua il corso di sci-alpinismo (1989= 14°) con direttore e istruttori più o meno come nel 1986. Così pure continua il programma di gite sociali. Nell’anno 1990 non viene più fatto il corso di sci-alpinismo, mentre vengono effettuate delle gite sociali a cura di Ezio La Boria, Federico Kurschinski e Sergio Bompard.

Negli anni dal 1991 al 1996 non risultano più attività né è reperibile documentazione che ci possa raccontare l’attività.

Nel 1997 Nell’assemblea del 15/03 viene eletto il nuovo direttivo: Boschiazzo Ezio presidente, Carlo Rossetti vice, Bevacqua Fabrizio, Tournour Valerio consiglieri, Gally Odilia segretario, Maggi Paolo, Bardosso Patrizio e Banone Giuseppe revisori.

Nell’anno 2002 viene assegnata una sede alla sezione presso la Colonia Medail: tale sede però non durerà molto perché il fabbricato divenne sede olimpica nel 2006 e quindi venne resa libera già nel 2004 circa per permettere i lavori di adeguamento.

Il 13-14-15 settembre 2002 viene organizzata a Bardonecchia la X escursione intersezionale L.P.V. per il 30° della sezione.

Questo è tutto quanto si è potuto reperire dalla documentazione e dai ricordi delle persone contattate. Tra queste l’unica che ancora oggi è parte del direttivo è Capellino Alberto. E arriviamo ai giorni nostri : il giorno 4/2/2012 viene convocata l’Assemblea dei soci a cura del CAI Regionale con l’intervento del Presidente del CAI Regione Piemonte Gino Geninatti. I soci presenti deliberano all’unanimità la volontà di mantenere in vita la sezione di Bardonecchia e viene convocata una nuova Assemblea dei soci per il 10/3/2012 per la votazione del Consiglio direttivo e Collegio dei revisori.

Da tale Assemblea risultano eletti per il Collegio dei revisori: Giuliano Franzini e Paolo Massara. Per il Consiglio direttivo: Carmen Antonicelli, Enzo Burigo, Alberto Capellino, Gabriele Degara, Piero Scaglia, Carlo Rossetti, Lucica Varlan, Kristjian Zoccola.

Dalla prima riunione del Consiglio direttivo così eletto, in data 31/3/2012 viene eletto Presidente Piero Scaglia,  vicepresidente Gabriele Degara, Segretario e Tesoriere Carmen Antonicelli.

Il Presidente

Piero Scaglia

L’ambiente escursionistico – alpinistico di Bardonecchia negli anni 60 – 70 del 1900

Fortunatamente i miei natali bardonecchiesi risalgono solo alla fine degli anni 40 del secolo scorso e purtroppo la mia formazione culturale è stata di carattere eminentemente tecnico, per cui insieme non mi permettono di fare considerazioni anteriori agli anni 60, né fare bilanci di ordine sociologico approfondito in merito, ma avendo vissuto intensamente quegli anni provo con molta umiltà, non indenne però da un pizzico di presunzione, di tracciare come ancor “sano” testimone sopravvissuto, almeno un “quadretto ambientale” sull’escursionismo – alpinismo vissuto in Bardonecchia negli anni 60 – 70 del secolo scorso, più precisamente quelli a cavallo di quel ventennio (prima e dopo la costituzione della sezione del CAI di Bardonecchia).

Mi pare indispensabile introdurre subito alcune premesse “morfologiche” necessarie per inquadrare meglio quell’epoca ormai quasi storica e il nostro territorio, affermando senza tema di smentite, che le montagne che fanno da corona a Bardonecchia sono in sostanza relativamente “basse”, la più parte con cime sotto i mt. 3000 s.l.m., con la massima di poco oltre i 3500 mt. della Pierre Menue e tutte le altre non oltre i 3300 mt., ad eccezione della Rognosa d’Etiache – Sommeiller – Niblè – Denti e Rocca d’Ambin.

Poi mancano di conseguenza le grandi formazioni glaciali, ad eccezione del Sommeiller – Ambin – Galambra – Thabor, ormai quasi tutte estinte, ma 40 anni fa ancora ben presenti e ben praticabili e infine ahimè, manca la qualità della roccia (scisti essenzialmente) con l’eccezione delle dolomie – calcari della Valle Stretta e le quarziti della Rognosa – Roche Cornus –  Mezzodì – Ambin, ma anche del Gran Adritto – Bissorte.

Tali tre premesse di partenza altamente sfavorevoli, unite però alla facilità di accesso (per ferrovia) alla conca di Bardonecchia fin dalla 2° metà dell’ottocento, non hanno comunque negato a Bardonecchia e all’Alta Valle un importante ruolo escursionistico – alpinistico, che è iniziato con la conquista delle cime più importanti (Pierre Menue – Rognosa – Bernauda – Denti d’Ambin), e poi di tutte le altre dal 1875 quindi fino a fine del secolo, da parte di personaggi che hanno fatto la storia dell’Alpinismo classico italiano e anche straniero (Baretti – Gastaldi – Giordana – Barale – Ferreri – Montaldo – Mattirolo – Coolidge – Guillemin – Salvador, per contarne i più noti).

A quest’epoca classica risale l’opera di guide locali come i Medail – Vallory – Sibille, a cui segue prima e dopo la Grande Guerra la risoluzione sistematica dei problemi alpinistici particolari, ovvero le alternative di salita delle creste, pareti, canalini, canaloni e ghiacciai di tutte le nostre montagne, ad opera di grandi alpinisti, anch’essi di spicco nazionale, come le  cordate dei Senza guide prima e poi degli Accademici torinesi, fra cui svettavano i nomi di Fiorio – Ratti – Canzio – Corrà e altri (prima della grande guerra) e poi con i Borelli – Hess – Negri – Dumontel – Santi, Grottanelli – Balestreri e altri, ai quali ancora hanno seguito più recentemente i Gervasutti – Rivero – Ceresa – Dubosc – Gagliardone e altri, fino alla 2° guerra mondiale.

L’evoluzione tecnica e culturale dell’alpinismo degli anni 20 – 30, verso difficoltà estreme e scenari extra alpini, ha prodotto poi in sostanza un declassamento, a mio avviso, della pratica alpinistica nelle nostre montagne, riducendole a Palestre di arrampicata per le scuole torinesi di alpinismo, che hanno selezionato in sostanza solo più la Valle Stretta con la Parete dei Militi e dintorni in primo piano e un po’ meno l’alto vallone di Rochemolles.

Nonostante questa flessione o declassamento di interesse, il fior fiore appunto dell’alpinismo torinese e piemontese del dopo guerra si è ancora cimentato sistematicamente fino agli anni 50 – 60 sulle nostre montagne, con gli exploit di Rossa – Rabbi – Menegatti – Ghigo – Fornelli e anche fra gli altri Bonatti, personaggi che abbiamo anche avuto la fortuna di conoscere personalmente.

Tutto quanto sintetizzato prima non vuol essere sicuramente ricordo retorico, né celebrazione postuma di un passato gloriosissimo, ma serve solo per tentare di spiegare meglio, alla soglia degli anni sessanta, una situazione locale innegabilmente già molto modesta rispetto a prima in fatto di alpinismo, peraltro svolto quasi esclusivamente da forze metropolitane, mentre il lato escursionistico ha sempre avuto afflussi dignitosi, vuoi per la presenza di villeggianti, vuoi anche per le costumanze locali.

Quindi, partirei col cercare di analizzare all’inizio degli anni 60, la situazione “esistenziale” in merito all’alpinismo – escursionismo bardonecchiese, che per mia opinione ha le seguenti caratteristiche specifiche.

Esistevano pertanto ed erano ancor ben vitali le frangia classica degli escursionisti interessati, costituita dai cacciatori locali (e credetemi erano grandi cacciatori), poi esisteva qualche alpinista elitario e solitario, a contatto probabilmente col mondo alpinistico torinese come Bizzarri – Pettigiani – Durante V. e altri. Inoltre erano sempre presenti gli escursionisti religiosi locali (Thabor – Charmaix, ecc. ecc.) e poi a riprova di un flusso vivo di escursionisti villeggianti e locali, c’era la presenza “austera” del Soccorso Alpino, prima Comunale e poi del CAI, sotto la presidenza del benemerito Cav. Bompard Emilio, oltrechè ancora, ma sempre ben a parte, le scuole e l’accademia torinese di Alpinismo, ma solo come già detto in Valle Stretta e nell’alto vallone di Rochemolles, dove esistevano i rifugi o si era già a portata di strada.

Un retroterra quindi ormai modesto, ancor vivo ma settoriale, soprattutto non collegato ne tantomeno esibito, tant’è vero che gli Alpinisti con scarponi, piccozza, pantaloni alla zuava erano soggetti di quasi derisione da parte di tutta una società che vedeva allora solo il consolidarsi dell’impiantistica per lo sci da discesa (nascevano allora Jafferau – Melezet – Sommellier) e il conseguente sviluppo turistico e immobiliare.

Il boom dello sci alpino da discesa in quel periodo ha sicuramente surclassato l’escursionismo e anche l’alpinismo, come pratica più facile e meno faticosa della montagna, insieme all’uso delle moto fuoristrada e infatti di quell’epoca ricordo tanti valenti maestri di sci locali, ma praticamente nessuna guida in attività e tante moto in punta a tante montagne.

Questa situazione locale direi quasi statica per l’alpinismo – escursionismo e molto dinamica per le nuove alternative, si è protratta fino quasi alla fine degli anni 60, ovvero fino a che si è determinato un collegamento fra una serie di ambienti e personaggi di spicco, che hanno fatto maturare nei primi anni 70, la nascita della sezione del CAI di Bardonecchia; niente quindi di traumatico ma direi solo inevitabile e consequienziale ad nuove amicizie – frequentazioni – interessi culturali ed economici – appartenenze, ecc. ecc..

Sicuramente un primario ambiente di sviluppo e contatto per la costituzione della Sezione è stato quello degli “Amici del sottopassaggio ferroviario”, già di via Sommeiller, dove si erano già distinti per pratiche escursionistiche gli amici Tournoud – Bernard – Durando – Guiffrey – Kruschinscki – Durante S. – Durand – Perosino e altri, a cui si aggregarono subito Bompard S.e R. del Borgo Vecchio.

Questo gruppo ha avuto rapporti molto stretti con il Soccorso alpino locale, soprattutto con Massara – Rossetti – Bassi – Arlaud, ma forse il primo vero contatto alpinistico e non solo più escursionistico, è avvenuto attraverso Durante S., che aveva frequentato la scuola di alpinismo Gervasutti di Torino e aveva fatto condividere (a qualcuno in particolare) le sue esperienze in merito.

Altro ambiente determinante per la costituzione della Sezione è stata la venuta a Bardonecchia, per motivi etico – lavorativi, di Re – Agnolotti – La Boria, che avevano preparazione alpinistica e sci alpinistiche specifiche, oltrechè già notevoli exploit di attività presso le scuole di alpinismo torinese e che misero volentieri anch’essi a disposizione di tutti gli altri, le loro capacità e le loro idee più moderne; compreso l’apporto al Soccorso alpino, che fece in quegli anni una notevole modernizzazione sia di mezzi che di operatori preparati.

Anche l’ambito dei villeggianti, come si diceva propriamente allora, produsse personalità singole che contribuirono anch’esse alla nascita della Sezione, nelle persone di Clerico – Toffanin – Biondi e altri, che provenivano naturalmente dalle radici metropolitane torinesi e forse già privilegiavano più i lati ambientali che quelli operativi.

La costituzione della Sezione di Bardonecchia avvenne quindi nel 1972 con la partecipazione di molti aderenti iniziali, sia locali che villeggianti, tanto che la 1° presidenza di Clerico fu molto contrastata, (come avviene per tutti gli inizi), fra tensioni localistiche e personalistiche, che portarono già nel 1973 ad altra dirigenza più locale e forse più equilibrata, tale da avviare una notevole attività escursionistico – alpinistica, con puntate verso l’Oisans, la Savoia, il Gran Paradiso, il Bianco e il Rosa, oltrechè con l’istituzione nel 1974 della Scuola di alpinismo, poi con la partecipazione di nuovi soci ai Corsi nazionali di Soccorso alpino, oltre l’istituzione della Scuola di scialpinismo (1975 – 76) e anche alla preziosa collaborazione per lo svolgimento delle prime edizioni del Trofeo Penne Mozze.

La mia prima personale esperienza in seno alla Sezione del CAI di Bardonecchia finisce nel marzo 1976, su uno scivolo di neve dietro allo Jafferau, in compagnia del socio e poi guida alpina Bompard Sergio, in occasione di un tentativo di traversata del Bardonecchia – Sommeiller – Baraque d’Ambin – Bramans, con gli sci da gran fondo, come si usava allora per il Trofeo Penne Mozze; un impedimento che mi ha causato per almeno 5 anni di seguito, insieme ad impegni personali, professionali e amministrativi, a continuare l’attività escursionistica e alpinistica e sci alpinistica, che ho ripreso agli inizi degli anni 80, ma in modo molto meno impegnativo di prima (purtroppo).

Mi fermo pertanto al 1976 e aspetto civili controdeduzioni alla mia presente personale e provocatoria analisi, fatta purtroppo  solo più da parte di chi c’è ancora tutt’oggi, comunque sempre nel vivissimo e sincero ricordo di chi non c’è più (e ormai son tanti).

Distinti Saluti

Settembre 2012

Angelo V. Bonnet

OULX